La ricerca Paesaggi socialmente utili muove dalla costante crescita di nuove domande rivolte al settore dei servizi socio-assistenziali, in rapporto a fenomeni quali l’invecchiamento della popolazione, o ageing society, nuove forme di povertà, di emarginazione e di dipendenza (disoccupati, padri separati, immigrati, ex-carcerati, ecc.).
L’ipotesi di fondo è che non si sopravvive al disagio senza aspirazione al futuro, ma il presupposto per poter reagire è la conquista di qualche competenza, o abilità.
In questo quadro il progetto è inteso come intreccio e dialogo tra politiche e azioni collaborative capaci di apprendere, e quindi di evolvere.
L’ipotesi di progetto è che le strutture dedicate all’accoglienza di soggetti fragili, in stato (anche temporaneo) di difficoltà, o impegnate in percorsi di riabilitazione, non debbano più essere considerate spazi chiusi o isolati, ma veri e propri “condensatori di socialità”, spazi di incontro e di dialogo dove coltivare nuove forme di solidarietà, economie innovative e spazi resilienti, generando nuovi paesaggi socialmente utili, che nell’area romana sono inscindibili dall’immenso patrimonio paesaggistico e ambientale.