La ricerca muove dalla constatazione di come nell’area metropolitana di Roma si stiano generando nuove condizioni di prigionia urbana. Si tratta di forme silenziose di esclusione sociale connesse, in particolare, all’aumento del traffico automobilistico intorno e oltre il Grande Raccordo Anulare, che obbliga le fasce più fragili della popolazione a vivere in ambiti urbani molto limitati, senza godere realmente dei “diritti di cittadinanza”.
Il Progetto Pontili nasce come constatazione dell’assenza di accessibilità nell’area romana, come interrogativo rispetto ai significati contemporanei del diritto alla città e come strumento di contrasto alla marginalità spaziale e sociale di cui soffrono molte aree periferiche, annegate nella scarsa qualità urbana e ambientale.
L’ipotesi di lavoro del Progetto Pontili è una strategia di infrastrutturazione paesaggistica dell’area romana a carattere ciclo-pedonale, e la ricerca della massima ramificazione delle connessioni tra insediamenti e trasporto pubblico, inscindibili dai contesti ambientali e paesistici locali.
I Pontili, interpretando le stazioni del ferro come veri e propri “attracchi”, tendono ad avviare una rete di connessioni interne agli insediamenti cercando nuove possibili intersezioni tra residenze, aree di servizio al cittadino (scuole, mercati, servizi sanitari, centri per lo sport, spazi coltivati, aree naturali, ecc.), e le stazioni della rete ferroviaria, senza il ricorso all’auto privata e mescolando flussi e usi che sono tradizionalmente rigidamente separati.